Quali sono i segreti della gestione advertising specifica per Google Ads? Tutti possono elaborare e gestire Ads in Google? Si pone questa domanda chi, pur non essendo un esperto dell’argomento, ha compreso l’importanza di Google per far crescere la propria attività.
La risposta alla prima domanda è che… Non ci sono segreti. È necessario conoscere il mezzo, intendersi di digital marketing in ambito strategico che operativo e avere una propria esperienza. Per quanto concerne la seconda… beh ci si può provare, certamente. Il sistema di Ads in Google è pensato per poter essere approcciato da chiunque, le interfacce sono accessibili. In ogni caso, per ottenere risultati importanti dovrai affidarti a un esperto.
Che tu voglia delegare ad essi l’intera campagna (scelta consigliata) o agire in prima persona, il contributo di un professionista non è solo utile, ma necessario. Che genere di professionista? La figura più indicata è il Media Buyer. In passato si occupava solo di compravendita di spazi pubblicitari. Il Media Buyer moderno, invece, interviene anche nella gestione delle Ads, valorizzando le consuete competenze di ottimizzazione costi con skill più estese e più profonde riguardanti proprio le campagne pubblicitarie.
Mi chiamo Alessandro Lorenzi e sono un Media Buyer di nuova generazione. Sono in grado di gestire le tue campagne pubblicitarie online o di accompagnarti nella loro elaborazione, qualora volessi agire in prima persona. Per te ho preparato questa guida, che ti introdurrà al tema delle Ads in Google. Una guida per poter muovere i primi passi, o per risultare più ricettivo quando andrai a collaborare con un professionista. Una guida che ti presenterà le peculiarità di Google e ti fornirà qualche consiglio utile per affrontare sia la fase strategica che operativa.
Google Ads è la piattaforma per la gestione advertising specifica di Google. Permette di trasformare le ricerche degli utenti in una risorsa per chi vende o comunque deve realizzare obiettivi di marketing. In condizioni normali, l’utente esegue una ricerca e accede a una pagina di risultati – ovvero di pagine – inerenti a quella ricerca.
Le pagine più compatibili con la ricerca e con i requisiti che Google ritiene importanti guadagnano le prime posizioni e quindi sono più visibili. È molto difficile per chi elabora una pagina finire nelle prime posizione, deve ingaggiare quella che è a tutti gli effetti una lotta. Una lotta che prende il nome di SEO (Search Online Optimization). Ecco, le Ads in Google permettono di svincolarsi da questa battaglia e di raggiungere le prime posizioni in automatico.
O, per meglio dire, le posizioni riservate alle “inserzioni a pagamento”, che in ogni caso campeggiano su tutti gli altri risultati. Chi per esempio vende scarpe per cerimonie a Genova, può elaborare Ads in Google ottimizzate per la parola chiave “scarpe per cerimonie a Genova” e comparire in una delle posizioni preminenti ogni qualvolta qualcuno compie una ricerca utilizzando quell’espressione. Alla luce di ciò, è lecito parlare di una oggettiva diversità di Google rispetto a qualsiasi altra piattaforma per l’advertising online. Vanta alcune peculiarità che impattano profondamente sul modo di fare advertising.
Le particolari dinamiche di Google Ads, e in particolare la capacità di intervenire in un punto avanzato del percorso che porta all’acquisto, sconvolge il normale iter strategico che caratterizza la gestione dell’advertising. Ciò si riflette anche sulla struttura delle Ads di Google, che sono improntate a una sintesi estrema.
Se le inserzioni di Facebook permettono di inserire testi lunghi e immagini, mentre Instagram testi brevi e immagini, quelle di Google sono decisamente didascaliche. Un titolo e una description, con eventuali schede a corredo (che possono riflettere lo schema di link interni). Chi elabora le Ads in Google dunque è chiamato a riassumere in modo estremamente stringato il messaggio elaborato in fase strategica.
Un lavoro di reinterpretazione e adattamento al mezzo che prende spesso parecchio tempo, e che non di rado costringe ad alcuni compromessi. Un altra peculiarità di Google riguarda la targetizzazione. Nelle Facebook e Instagram Ads è consentito targetizzare molto bene grazie a Business Manager. Anzi, è possibile individuare gli utenti con precise caratteristiche e sottoporre loro le inserzioni.
Al netto delle complesse operazioni di retargeting, la targetizzazione delle Ads in Google si gioca esclusivamente sulle parole chiave, o keyword che dir si voglia, valorizzate dalla possibilità di circoscrivere geograficamente le inserzioni. Un lavoro non da poco, se si considera che le keyword sottostanno anche a logiche tecniche, che hanno a che vedere con i concetti di CPC medio (costo per clic) e volume di traffico. Insomma è necessario trovare la quadra, e il tutto nel rispetto delle disposizioni decise in fase strategica.
Vale la pena affrontare anche in una guida basilare come questa il tema dei costi delle Ads in Google. In effetti, se si guarda solo ai clic, i costi sono alti. Se per un clic su una inserzione Facebook si arriva a pagare anche pochi centesimi, con Google è difficile cavarsela con meno di 0,50 euro, fino ad arrivare alle decine di euro di keyword particolari e riguardanti settori specifici.
Detta così, sembra proprio che Google Ads sia uno strumento da evitare. In realtà, questa differenza è cagionata da un mero errore di prospettiva. Anzi, può essere considerata una sorta di illusione ottica. Il motivo è semplice: i clic di Google Ads valgono di più dei clic delle altre piattaforme.
Tale valore non è dato dalla qualità intrinseca della piattaforma, bensì dal modo in cui opera e della dinamiche di somministrazione delle inserzioni. Se le inserzioni diventano visibili solo dopo una ricerca, e non vengono somministrate casualmente durante la fruizione della piattaforma (come avviene in Facebook o Instagram) allora significa che l’utente viene raggiunto quando è propenso all’acquisto. La distanza che separa l’inserzione dall’acquisto vero e proprio è più breve.
Dunque, i maggiori costi sono giustificati da un ritorno sull’investimento pubblicitario potenzialmente superiore. Queste precisazioni sono d’obbligo in quanto molti imprenditori, venditori o erogatori di servizi tendono a snobbare Google Ads in quanto lo considerano costoso. Un pregiudizio che può costare caro (quello sì) e precludere l’accesso a una risorsa potenzialmente molto efficace.
Google Ads permette di creare inserzioni molto stringate, sotto forma di risultati di ricerca. Nello specifico, è possibile elaborare tre titoli e due descrizioni. Inoltre occorre abbinare alle inserzione dei temi di parole chiave, ovvero gruppi di parole chiave con qui “farsi trovare”. Ovviamente, è possibile stabilire gli obiettivi, che di solito sono molto pratici (es. ottenere più chiamate) e il raggio entro cui le inserzioni possono essere visti. Un’opzione, questa, scontata quanto necessaria, soprattutto se l’attività promossa è legata a un territorio specifico.
Google Ads più che una piattaforma è in realtà un network. Attraverso Google Business e Google Places è possibile far corrispondere a specifiche ricerche anche delle schede aziendali, le quali riportano informazioni utili sulle attività quali orari, indirizzo e persino le recensioni.
Gestire le Ads in Google è molto più complicato di quanto si possa immaginare, se si vogliono ottenere risultati tangibili. Dunque, ecco qualche consiglio per sbagliare il meno possibile e raggiungere i propri obiettivi senza grandi spese.
La risposta è sì: se vendi un servizio o un prodotto Google Ads rappresenta una risorsa, non importa che dove vendi. Il motivo è semplice: tutti, prima ancora di decidere dove acquistare, cercano su Google. Meglio farsi trovare.
Ciao, sono Ale Lorenzi e mi occupo di Media Buying. Sono un professionista che supporta il cliente nella gestione delle azioni di digital marketing.
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