Come diventare Media Buyer
Diventare un Media Buyer è possibile in tempi brevi? È una professione che rende? La risposta è sì a entrambe le domande. Ovviamente, occorre curare il percorso di formazione ed essere disposti a profondere impegno, tempo, energie mentali.
Per quanto riguarda la questione della resa, è utile sottolineare come le attività di media buying si siano evolute nel tempo, rivestendo un ruolo via via più importante per tutte le attività di marketing, e a tutti i livelli. Nello specifico, la figura del Media Buyer ha invaso le sfere attigue, coprendo ampi spazi della filiera che porta dalla progettazione delle campagne alla loro esecuzione. In breve, quello del Media Buyer è un contributo molto richiesto, la domanda si mantiene per ora su livelli alti.
In questa guida offro alcune coordinate per chi vuole diventare Media Buyer, consigli per formarsi al meglio, per entrare in un segmento profittevole. Parlerò degli approcci allo studio, traccerò l’identikit del “buon insegnante”, in modo da riconoscerlo nel mare di professionisti o sedicenti tali che si limitano a gettare fumo negli occhi. Ti mostrerò le opportunità e le insidie di una professione in continua evoluzione.
L’importanza della formazione nel contesto marketing e nel media buying
Seguire e completare un percorso di formazione è ovviamente la condizione necessaria per praticare tutte le professioni. Alcune, però, richiedere un surplus di impegno e attenzione in fase di studio. Tra queste spicca proprio il media buying, intesa non sono come disciplina che regola la compravendita di spazi pubblicitari, ma anche come insieme di skill capace di coprire un ampio spettro di attività di marketing. Ecco i motivi.
- Le discipline sono complesse. Vi è un certo pregiudizio attorno alle questioni riguardanti il marketing. Per esempio, quello secondo cui, in fin dei conti, è una materia semplice, padroneggiabile imparando qualche regoletta. È un pregiudizio che nasce dell’ignoranza. Il marketing e in particolare il media buying sono discipline complesse, forti di una loro dottrina e di un proprio insieme di prassi. Da qui, la necessità di conferire importanza alla formazione.
- Le discipline sono in evoluzione. Come se non bastasse, marketing e media buying sono in costante evoluzione. Basti pensare ai cambiamenti che hanno riguardato la figura del Media Buyer, che si è trasformato in un esperto a 360 gradi, capace di partire sì da un’ottimizzazione dei costi per poi coprire buona parte dei processi di marketing.
- La conoscenza è il vantaggio più competitivo che ci sia. Siamo nella società dell’informazione, in cui il vero asset è dato dalle conoscenze. Sviluppare competenze specifiche ma allo stesso tempo spendibili in molti campi (tutti hanno bisogno del marketing) significa tracciare per sé un futuro luminoso, in cui i colli di bottiglia non fanno più paura, in cui si emerge quasi in automatico.
Formazione Media Buyer per aziende: un asset strategico
La formazione da Media Buyer è un argomento che non interessa solo i singoli che intendono fare carriera e crearsi delle opportunità nel mondo del marketing. Infatti, interessa anche le aziende che puntano ad avere un Media Buyer tra le proprie file. Un Media Buyer moderno, almeno. Un intento nobile, in quanto reca grandi benefici alle aziende. Ecco perché.
- Internalizzare alcune attività. Sono poche le aziende di media entità che possono contare su un reparto marketing interno. Avere in organico un Media Buyer di ultima generazione permette di surrogare efficacemente le attività di un reparto dedicato, viste le ampie competenze che, oggi come oggi, è in grado di esprimere.
- Possibilità di sfruttare al meglio le risorse esterne. Un media buyer in azienda è fondamentale anche per permettere a quest’ultima di interfacciarsi da pari a pari con eventuali risorse esterne, siano esse agenzie o consulenti. Fornisce insomma un buon servizio di intermediazione, finalizzato a proteggere gli interessi dell’azienda e ad efficientare le attività.
- Garanzia verso le eventuali azioni inefficaci delle risorse esterne. Le aziende che si affidano alla agenzie o anche solo a singoli professionisti spesso non sono in grado di valutare in tempi brevi la qualità del servizio che stanno ricevendo. Il motivo consiste nella disparità di competenze tra le parti. Disparità che può essere compensata e anzi neutralizzata dalla presenza, in azienda, di un Media Buyer di tipo moderno.
Alla luce di ciò, la formazione da Media Buyer per aziende è uno dei servizi più richiesti, grazie al quale un professionista può davvero crescere e prosperare.
Le difficoltà del marketing in generale e del media buying in particolare
Seguire un percorso di formazione e diventare Media Buyer, o esperti di marketing (le cose possono anche coincidere) significa affrontare alcune difficoltà. Queste derivano dalle caratteristiche delle materie oggetto di studio, che sono più ostiche di quanto si possa immaginare. D’altronde…
- Il marketing cambia costantemente. Il marketing è sempre stata una disciplina incline al cambiamento, anche perché è in un certo senso collegata ai costumi, ai modi di intendere la fruizione di prodotti e servizi, agli stili di comunicazione. Questa tendenza, però, si è intensificata con l’avvento delle piattaforme online, che hanno modificato il modo di comunicare e che sono esse stesse soggette a modifiche tecniche, che si ripercuotono anche sulle attività di gestione e sulle dinamiche di diffusione dei contenuti.
- Le dinamiche sempreverdi del marketing sono anche le più complesse. Al netto dei cambiamenti, alcuni elementi di marketing sono sempre uguali a se stessi. Sto parlando delle dinamiche connesse, più che ai fenomeni sociali, alla struttura cognitiva degli individui (il neuromarketing ne parla abbondantemente). Peccato che siano proprio queste dinamiche a risultare più complesse, ad apparire arbitrarie e quindi poco comprensibili.
- L’acquisto degli spazi pubblicitari si è spostato a un livello più tecnico. Vi è poi una causa di natura tecnica alla complessità del marketing e, nel caso specifico, del media buying: la tendenza al perfezionamento e all’ottimizzazione dei proprietari delle piattaforme online. Gli algoritmi che le regolano cambiano con una certa regolarità, alcune funzioni si aggiungono, altre spariscono. Ciò conferisce ulteriore complessità alle discipline. Una complessità essenzialmente tecnica, che impone un aggiornamento continuo e una perfetta conoscenza delle piattaforme.
L’identikit del miglior insegnante
È dunque sconsigliato procedere con il fai da te tentando la strada da autodidatta. È un approccio fallimentare, che non porta da nessuna parte, se non perdere tempo e cadere nello sconforto.
Rivolgetevi a un esperto, a un professionista che possa insegnare i segreti del mestiere, la sua dottrina, le sue prassi. Un buon insegnante qualificato. Come riconoscerlo? Ecco un identikit che vi sarà certamente di aiuto.
- È un “ibrido” professionista-formatore. È una caratteristica assolutamente necessaria. Se l’anima da insegnante prevale, l’insegnamento è troppo teorico quindi inefficace. Se a prevalere è l’anima del professionista, ecco che la trasmissione di nozioni si fa più ardua. In breve, l’insegnante deve essere un professionista che però vanta anche skills da formatore.
- Adotta un linguaggio adatto al cliente. Se lo scopo è trasmettere le conoscenze, allora l’approccio al linguaggio ricopre un ruolo fondamentale. Il rischio che l’insegnante “parli in gergo” è purtroppo presente, si tratta di una deformazione professionale molto comune. Dunque, optate solo per formatori che sappiano farsi capire al volo.
- È in grado di interagire con background formativi diversi. La base di partenza è diversa per ognuno. C’è chi è a digiuno dell’argomento, chi sa qualcosa in quanto ha provato a studiare in autonomia, chi ha già qualche esperienza. Un buon formatore sa gestire tutti i background, è in grado di allinearsi con lo status formativo dello “studente”.
- È in grado di interagire con background culturali diversi. Anche i background culturali possono richiedere approcci diversi. Un aspirante Media Buyer che viene da studi di comunicazione sarà più ricettivo da chi, per esempio, ha una formazione solo commerciale. Un buon formativo sa interagire con tutti, e porli sulla sua lunghezza d’onda nel più breve tempo possibile.
Come approcciarsi al percorso di formazione
La responsabilità non è in capo solo all’insegnante, ma anche e soprattutto allo “studente”. Esso dev’essere ricettivo, disposto a impegnarsi e determinato. Ecco qualche consiglio per trarre il meglio dal percorso di formazione, per mettere a frutto il lavoro del formatore.
- Ritagliare del tempo, impostare una routine. La routine è uno strumento formidabile per entrare nel mood giusto e sviluppare una mentalità efficace. Tra l’altro, stabilire una routine fa sì che gli impegni vengano percepiti come meno gravosi. La fatica in questo caso diventa abitudine. Dunque, esigenze del formatore permettendo, stabilite un orario fisso per lo studio, e rispettatelo. Cercate anche di creare delle prassi, delle piccole ritualità che possano circoscrivere nel tempo e nello spazio l’attività di formazione, dare corpo e sostanza alla routine.
- Vestirsi di umiltà. Il rapporto tra formatore e studente è eticamente paritario, ma non lo è sotto tanti altri aspetti. Lo studente deve rispettare i ruoli, ed evitare atteggiamenti arroganti, che possano mettere in discussione il lavoro del formatore (a meno che non vi siano fondati motivi).
- Non avere paura di fare domande. Anche l’atteggiamento opposto può cagionare qualche danno. Uno studente troppo remissivo, che ha paura di fare la figura dell’ignorante è anche uno studente che tiene i dubbi per sé, che difficilmente riesce a colmare le proprie lacune.
- Spogliarsi dei propri pregiudizi. Questo è un consiglio di tipo metodologico. È raro che ci si approcci al percorso di formazione completamente “bianchi”. Si è certo in possesso di qualche informazione e nozione, raccattate qua e là. Queste sono di norme mal digerite e quindi sostanzialmente fallaci. Ebbene, vanno messe in condizioni di non nuocere, in quanto possono interferire con le nozioni (vere) che il formatore trasmette.
Cosa posso fare per te
Sono Alessandro Lorenzi, un Media Buyer di ultima generazione. Alle tradizionali competenze di media buying associo competenze più estese, che mi permettono di coprire gran parte delle attività connesse al marketing. La mia attività principale è il supporto alle attività di marketing. Tuttavia, sono esperto anche di formazione.
Redigo programmi di mentorship per chiunque voglia diventare un Media Buyer, erogo formazione in modalità one-to-one e one-to-many. Adotto un approccio basato sulla flessibilità e sulla personalizzazione, che possa mettere gli studenti nelle migliori condizioni per apprendere. Dunque, se il tuo sogno è diventare un Media Buyer, non esitare a contattarmi.
Domande su come Diventare Media Buyer
Assolutamente sì. E’ infatti la disciplina che permette di ottimizzare l’acquisto di spazi pubblicitari, che è la base di ogni attività da sempre, da prima dell’avvento di internet. Il media buying moderno, poi, occupa anche gli ambiti attigui, es. il marketing strategico e operativo: un motivo in più per porlo al centro del proprio percorso di formazione.